Quindi a capofitto nella cronaca di un adulterio di quelli che definiti tradizionalmene come torridi; oggi in effetti ridimensionati dall'aria che tira. Fatto sta che negli ambienti della piccola borghesia che gli sono sempre stati congeniali Soldini si è voluto concreto, nella passione sfrenata alla Lady Chatterlay, ma a Milano piuttosto che nella campagna anglosassone. Lei è una ragioniera ligia, sposata al brav'uomo di quelli bravisssimi a riparare il lavastoviglie, meno a risolvere altri intoppi più stuzzichevoli. S'innamora, magari un pò tanto pazzamente, per il responsabile di un catering afflitto non tanto da moglie e figli, quanto da un eterno stato di precarietà. Ufficio, cellulari e motel; e come massimo una vacanza mordi e fuggi a Tunisi.

Passione vera, che Soldini analizza da quel fine osservatore pieno di buon gusto che è. Ma pure progressivamente grigia se non moscia; con tutto il rischio di trascinarsi appresso quel genere di tinta anche nel tono del film. Giustamente, il regista avvia il film sul quotidiano di una società dei consumi quando di mezzi per consumare ce ne sono pochi; e l'erotismo, piuttosto relativo quando è il momento, riflette probabilmente quella priorità

A fuggire (parzialmente) dal dejà vu (quante volte abbiamo già assistito a una faccenda del genere: cosi tante che il dubbio è che gli autori l'abbiano fatto apposta) ci pensano gli interpreti, come sempre nei film del regista, perfetti. Basta? In parte.